Lo scorso 9 luglio il presidente ANID Marco Benedetti (nella foto) e la segretaria Rita Nicoli hanno incontrato i rappresentanti della Regione Emilia Romagna, con l’obiettivo di consolidare il rapporto di collaborazione tra la Regione stessa e l’associazione, spèecie in merito al coinvolgimento delle aziende che a vario titolo operano nel territorio di competenza.

Resta chiaro che la forza politica di un’associazione, ben rappresentata da 400 aziende associate, non ha necessità di costituire una delegazione per dimostrare la sua rappresentatività.

Nello specifico si è parlato delle serie responsabilità che hanno le aziende di disinfestazione che operano, senza avere i requisiti di legge, creando una disparità economica a fronte di inesistenti adempimenti sia dal punto di vista della tutela degli operatori tecnici coinvolti, e soprattutto a riguardo della corrispondenza operativa tra quanto indicato dalle varie misure restrittive presenti nel Piano regionale di sorveglianza e controllo delle arbovirosi (anno 2019) e dei suoi allegati.

Tra le varie indicazioni presenti nell’Allegato 1.9 sono contemplate una serie di misure operative inerenti le azioni da adottare in caso di lotta adulticida. Prima di evidenziare quanto queste impattino sulle coscienze ambientali e sul codice deontologico che abbiamo sottoscritto dalle aziende socie di ANID, ci preme sottolineare che non era nostra intenzione fare alcuna azione politica, tra l’altro priva di ogni riferimento tecnico, a riguardo della restrizione operativa compresa tra il 15 maggio e il 15 novembre, facendola passare come attività di lotta adulticida riservata alle aziende di disinfestazione, creando di fatto un’errata informazione tra le aziende.

Resta chiaro che, in caso di arbovirosi conclamata, non esiste alcuna restrizione temporale per l’effettuazione delle operazioni di disinfestazione in emergenza, regolamentate già dal Ministero e dall’Istituto Superiore della Sanità: quindi non abbiamo voluto assolutamente presentare una richiesta di modifica al Piano Regionale, perché questa non rivestiva una vitale importanza per le aziende né la ricerca di popolarità per far credere di salvaguardare una categoria.

Noi riteniamo, e per questo ci siamo sempre contraddistinti, che i rapporti tra le istituzioni debbano essere sempre costruttivi, mai fermi su posizioni inconvertibili e contrastanti verso chi spesso considera il nostro settore, come quello degli “avvelenatori e spruzzatori di veleno”! La crescita ed il riconoscimento che ANID ha ottenuto nel corso di questi 22 anni, è stato proprio a favore del confronto tra le parti, nei convegni, nelle conferenze, ed anche nei vari tavoli di lavoro a cui, di volta in volta, abbiamo partecipato.

Restiamo basiti, quando leggiamo comunicati emessi da una neo associazione, quale AIDPI, in cui addirittura si appropria della paternità di eventi e azioni svolte, come quelle del convegno di Parma, in cui facemmo di tutto per far sedere intorno ad un tavolo le varie componenti istituzionali. Fu un grande successo certo, ma vogliamo precisare che questo è stato realizzato da ANID e dai suoi rappresentanti in seno al consiglio direttivo. Noi vogliamo che le coscienze delle nostre aziende vadano oltre, oramai la trasformazione culturale è in atto, le procedure operative sino ad ora adottate, che riservano nella lotta adulticida la parte maggioritaria, oggi, per chi non crede a false illusioni di tempistiche operative, è consapevole che una corretta gestione dei piani di sorveglianza alle arbovirosi, delle singole ordinanze sindacali, e dal bene- stare delle singole ASL, passa necessariamente attraverso una radicale presa di coscienza.

Troppe volte abbiamo sentito da colleghi: “Adesso come facciamo senza utilizzare gli adulticidi?” Prendiamo atto che come indicato ad esempio nel Piano Regionale di Sorveglianza, nei suoi vari capitoli, fare una valutazione ambientale in merito alla possibilità di effettuare un servizio adulticida, comporta una serie di nozioni tecniche e scientifiche, che riguardano la salute di chi vive quegli spazi, l’impatto che genera nell’ambiente, che soltanto una alta professionalità aziendale può determinare. Questo è quello per cui ci battiamo, per fare in modo che le operazioni di disinfestazione vengano svolte da aziende che hanno i requisiti di legge, con tecnici preparati che hanno svolto corsi formativi professionalizzanti, in cui gli operatori del pest control sia inquadrati come da CCNL.

Queste sono le specificità che ci contraddistinguono, al fine di mettere in atto le azioni di controllo, contro chi, a discapito di una categoria fatta da veri professionisti, opera in barba delle normative. Ora a fronte di alcune indicazioni presenti negli allegati e sotto riportate, quanti di noi hanno visto l’esatto opposto?
– valutare preliminarmente la necessità del trattamento tramite le opportune verifiche;
– richiedere alla ditta esecutrice di interrompere immediatamente l’erogazione se si incontrano persone a piedi sul tragitto;
– non trattare con brezza o raffiche di vento superiore a 8 km/h;
– sospendere il trattamento in caso di pioggia.

Se un’istituzione ha ritenuto opportuno inserirla in un documento, vuol dire che “qualcuno” non rie-sce proprio ad attuarlo! E purtroppo c’è, ma…. QUEL QUALCUNO NON SIAMO NOI! Noi non seguiamo logiche commerciali alla ricerca spasmodica di clientela per erogare la forma-zione a chiunque, rivolta anche ad aziende che non hanno i requisiti di legge, e nel contempo ci confrontiamo con slogan politico pubblicitari, che vogliono porsi quali paladini di una categoria!

Tra gli altri punti presi in esame, si è parlato dei sistemi automatici di erogazione, dove all’interno della centralina può essere inserito, oltre che ad un repellente naturale, anche un formulato insetticida. Su questo punto abbiamo dato riscontro alla dott.ssa Angelini, di un uso senza controllo, soprattutto quando questo non è sotto la responsabilità di un professionista.

In questa ipotesi di controllo dei culicidi, basato sull’erogazione temporizzata di un insetticida, proponiamo una regolamentazione, per la collocazione di cartelli di avviso, per la gestione dell’effetto deriva, per il problema del bioaccumulo e della resistenza al principio attivo, una serie di argomentazioni che hanno posto tali sistemi all’attenzione della categoria, proprio perché alcune aziende stanno promuovendo queste soluzioni tecniche.

Queste problematiche riteniamo essere degne di nota: la risposta ad una perplessità evidenziata dalle istituzioni e di cui qualcuno vuol far finta di nulla, non ci dobbiamo celare sotto false richieste dei clienti, tutto ha una logica, purché sia regolamentata, contrattualizzata e con presa di responsabilità nei confronti di chi magari, non solo non è a conoscenza di tale partica, ma che addirittura non è stato avvisato!

Le parti hanno voluto rimarcare come, ora più che mai, ci sia la necessità di avere un documento di responsabilità operativa, un “patentino” a cui ANID sta lavorando da diversi mesi e al cui progetto anche la Regione Emilia Romagna ha chiesto di poter intervenire nelle opportune sedi, in sinergia con ANID, per l’ottenimento della qualifica professionale. Questi sono i progetti futuri condivisi, la possibilità di inserire nel Piano Quinquennale di Lotta alle Arbovirosi, oltre alle opportune metodiche operative, il riconoscimento del tecnico professionista e della sua attività prevalente.